Tamiya P-51B Mustang 1/48
Giuseppe Schettini
Qualche mese fa mi venne chiesto: “quale è secondo te l’aereo migliore della
storia, quello che ti piace di più?” Io risposi: “Beh, non ce n’è uno, ci sono
tanti ottimi aerei che hanno fatto la storia”. E via con un elenco di aerei che
hanno sempre campeggiato nella mia immaginazione di bambino e di adulto, dall’
F-104 al Su-27, dal DC-3 al all’F-14. Tra questi c’era il P-51.

Ma...ricominciare da zero! Non un pennello, non una
pinzetta, niente di niente. Così, un po’ con l’ansia di dover onorare un regalo
così gradito e portare a termine il lavoro, un po’ con la curiosità e
l’entusiasmo del ragazzino che si era risvegliato in me, mi sono armato di
pazienza e, utilizzando il tempo libero che, coincidenza, ultimamente non
mancava, mi sono armato di tutti gli strumenti e del materiale mancante, in
parte affidandomi all’istinto in ferramenta, in parte con l’aiuto di un negozio
specializzato.
Prima di partire, e dopo aver scelto la versione da
realizzare, mi sono documentato su internet, cercando foto, notizie,
informazioni sulla biografia del pilota che mi aiutassero a riprodurre un
modello quanto più verosimile storicamente.
Il Kit Tamiya è estremamente ben fatto, pieno di tanta precisione nipponica. Sufficientemente dettagliato (quanto basta per non farti lavorare su dettagli che risulteranno poco o per nulla visibili), con un numero di pezzi ragionevole, studiati in modo da assemblarsi in maniera “furba”, nascondendo quanto più possibile le giunzioni e facendole coincidere il più possibile con le linee della pannellatura. Inoltre i vari pezzi si assemblano quasi senza bisogno di colla, con una precisione assoluta e la qualità della plastica è indiscutibile. Ci sono davvero pochissimi errori nella fabbricazione. Le decal sono molto dettagliate. Ce ne sono alcune di un paio di millimetri di lunghezza... Le Istruzioni sono puntuali e precise, e guidano agevolmente ad assemblare le diverse versioni proposte.
Si intenda, questa è l’opinione praticamente di un neofita,
ma è confortata dalle tante opinioni positive sul kit che si trovano in giro
per il Web.

Le versioni possibili del tettuccio sono addirittura tre:
una completamente chiusa, una aperta e una variante “a bolla” nota come “Malcom
Hood”. Una piccola imprecisione storica è presente nei serbatoi subalari “Paper
Tanks” opzionali. Lo squadron a cui apparteneva l’aereo non li aveva ancora
ricevuti (Marzo del 1944) e operava con i serbatoi metallici “a goccia”
tradizionali. Non essendo questi presenti nel kit, ritenendomi non ancora
pronto a realizzarli e non avendo voglia di acquistarli separatamente, ho
deciso di farne a meno.

Carrello, su o giù? Flap, su o giù? Pilota, si o no?
Tettuccio, aperto o chiuso? Paratia del radiatore, aperta o chiusa? Superfici
di controllo, in posizione neutra, o no? Dopo aver rimuginato un po’ ecco la
decisione: Senza pilota, quindi aereo a terra, con tutta la biancheria esposta
e tettuccio aperto.

Il tettuccio aperto ha comportato una fase di minuta
colorazione sui traparenti del telaio interno ed esterno, di colori differenti
(con la speranza di aver azzeccato la tonalità storicamente corretta di Primer
verde all’interno dell’abitacolo). L’incollaggio è avvenuto con colla vinilica
per preservare la trasparenza in caso di sbavature.

A modello finito è seguita una fase di sporcatura e
invecchiamento, nonché di dettaglio
delle viti e delle chiodature che risultano visibili nelle foto originali.
L’invecchiamento non avrebbe dovuto essere eccessivo: l’aeroplano era arrivato
allo Squadron da poche settimane e l’uso particolarmente intenso comportava
soltanto qualche scrostatura qua e là. Purtroppo di lì a un mese nemmeno,
l’aereo sarebbe finito distrutto per una “bravata” davanti ai giornalisti che
costò il ritorno in patria al pilota.

Come vedete dalle foto, il risultato del mio lavoro non è
poi tanto male. C’è qualche errore qua e la che spero di non ripetere in
futuro. La prima cosa che mi viene in mente è la distanza che c’è tra la decal
a scacchi sotto gli scarichi del motore e la fascia rossa sul muso dell’aereo,
che non dovrebbe esserci e avrei potuto evitare facendo più attenzione alla
larghezza della fascia rossa.
Al prossimo modello!
Giuseppe Schettini
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